Il segno distintivo del Tango è…
l’abbraccio “chiuso”? se il tango avesse un solo segno distintivo, sarebbe tutto più semplice: ma il tango è sfuggente, mutevole, pieno di contraddizioni affascinanti, vive di sfumature: aperto, chiuso, elastico, profondo o semplicemente comodo. Perché alla fine, più che un dogma, è un dialogo. E un buon dialogo, si sa, lascia sempre spazio al respiro.
Chiunque abbia messo piede in una milonga ha sentito, almeno una volta, la sentenza categorica: “Il vero tango si balla “chiuso!” Segue spesso un tono grave e uno sguardo di chi la sa lunga. E guai a dissentire, perché si rischia l’ostracismo tanguero! Ma siamo sicuri che la passione, l’intensità e la profondità del tango si misurino esclusivamente dalla riduzione dello spazio tra i due corpi?
Nel tango, ogni abbraccio è unico, perché ogni persona è diversa. Non si balla con tutti allo stesso modo, né c’è bisogno di ostentare una passione che non si sente. Alcune danze sono intime, altre leggere, alcune giocose, altre profonde. L’importante è la sincerità del momento, il rispetto della connessione che nasce spontaneamente. Forzare un’emozione che non c’è significa snaturare il tango stesso, che vive di autenticità, non di apparenza.
C’è chi sostiene che il movimento più dinamico nel tango sia mera esibizione, un desiderio di apparire piuttosto che di sentire. Certo, se lo si fa senza ascolto e senza connessione, il rischio c’è. Ma lo stesso vale per chi si rifugia nell’abbraccio chiuso credendo che la staticità garantisca automaticamente profondità. La verità è che il tango non è solo un abbraccio, è un linguaggio, e come ogni linguaggio ha tante sfumature. Alcune parole sono sussurrate, altre pronunciate con forza, e altre ancora lasciate sospese tra un passo e l’altro.
Costringere un allievo ad adottare un unico tipo di abbraccio, imponendogli una visione dogmatica del tango, è come dire che esiste un solo modo corretto di amare. E se qualcuno preferisce l’abbraccio aperto? E se un ballerino trova più connessione in un mix di apertura e chiusura? E se una coppia riesce a comunicare meglio lasciandosi un po’ di spazio? Forse la passione nel tango non è questione di centimetri tra i corpi, ma di intenzioni. Che si balli avvolti come due sarmenti di vite o con lo spazio necessario per un battito d’ali, il vero tango non si misura con un righello, ma con il cuore.
Meno dogmi, più Tango
Lasciamo che l’abbraccio sia quello che vogliamo esprimere, senza dover dimostrare a nessuno quanto siamo “veri” tangueri. Perché alla fine, più che convincere gli altri, l’importante è sentire il tango dentro, ovunque ci portino i nostri passi.
Come dicevano alcuni maestri argentini: “Nel tango i ballerini si cercano, si staccano per poi avvicinarsi ancora.”
No responses yet